(Randazzo 1450 – Montecerignone 1521) Domenico Spadafora, secondogenito di Giovanni, barone di Maletto e signore di Casale, Castello e Tonnara, nacque a Randazzo, nel 1450, da una illustre e potente famiglia, che sotto i Normanni e gli Aragonesi, aveva dato al Regno di Sicilia letterati, senatori, vescovi, giureconsulti.A Randazzo, dove possedevano il Palazzo del Duca di Santo Donato e il Palazzo del Conte di Gagliano, ed avevano una cappella nella chiesa di S. Francesco, gli Spadafora si resero benemeriti in diverse occasioni: nel 1282, dopo il Vespro, Pietro e Damiano furono tra i 5 senatori che ressero la città in nome di Pietro I d’Aragona; a Ruggero si deve, nel 1470, la fondazione dell’ospedale dei Poveri, mentre il barone Gian Michele, figlio del fratello primogenito Giovannello, fu il committente della splendida statua di S. Nicola, eseguita nel 1523 da Antonello Gagini per la chiesa omonima.
Giovanissimo, fu inviato a Palermo, per frequentarvi le scuole dei Frati Predicatori di S. Domenico. Nel nuovo convento domenicano di S. Zita, fondato dal beato Pietro Geremia, colui che in Sicilia si era impegnato attivamente per ricondurre i conventi domenicani all’osservanza delle regole, Domenico fece il Noviziato e la Professione, in un clima di rinnovato fervore, desideroso com’era di raggiungere attraverso la preghiera, l’osservanza delle regole, l’ideale del domenicano. Praticava assiduamente il digiuno, la mortificazione, ma si dedicava con impegno allo studio della dottrina e della scienza.
Nel 1477 i superiori lo mandarono a compiere gli studi a Perugia, e da lì a Padova, sede di una delle Università più prestigiose e antiche del mondo, per frequentarvi le cattedre di teologia. Qui, ebbe modo di seguire ottimi maestri, e conseguì nel 1479, a 29 anni, il grado di Baccelliere in Sacra Teologia, che gli conferiva ampia licenza di esercitare il suo ministero con l’insegnamento pubblico della Teologia, e l’aggregazione a quella Università. Arricchito da tali esperienze, e ansioso di riportare la comunità al primitivo fervore, fu richiamato dai superiori a Palermo, sempre a S. Zita, dove proseguì nella sua vita austera, corroborata da un’intensa attività apostolica e dal sapere acquisito nel corso degli anni di studio.
Nel 1487, fra Domenico prese parte, a Venezia, al Capitolo generale dei Domenicani, e il 7 giugno tenne una disputa che riscosse grandi e unanimi consensi, e gli valse la nomina a Maestro in Sacra Teologia. Dapprima associato al Maestro generale dell’Ordin, Gioacchino Torriani, fu successivamente inviato nel Montefeltro, a Montecerignone (1491) per fondarvi una comunità riformata. e curare l’educazione dei giovani. Lavorando alacremente, con un compagno solo, completò la chiesa di S. Maria delle Grazie e il Convento, che avrebbe ospitato la comunità dei frati, in contrada Fontebuona. Lassù Domenico trascorse 30 anni, dedicandosi alla carità e alla direzione spirituale delle anime, amato e riverito da tutti, tenuto già in considerazione di Santo, fino al 21 dicembre 1521. Quel giorno celebrò la Messa come di consueto, riunì i frati nel capitolo, e dopo avere loro raccomandato l’osservanza delle regole, la bontà e lo zelo, ed essersi scusato per eventuali torti o dispiaceri arrecati loro, annunciò che sarebbe morto prima del tramonto. Recatosi quindi nella sua cella e ricevuti i sacramenti, rendeva l’anima a Dio. I suoi resti mortali, deposti nel presbiterio della chiesa, venerati dai confratelli e dalla gente del posto, furono trovati intatti alla traslazione (1545). Nel 1652 il convento di S. Maria delle Grazie fu chiuso, e la chiesa passò alla giurisdizione della Parrocchia di S. Maria in Reclauso: lì riposano tuttora, oggetto di un culto che si è tramandato inalterato, corroborato anche da numerose grazie e miracoli. Nel 4° centenario dalla sua morte, il 14 gennaio 1921, il Sommo Pontefice Benedetto XV elevò agli onori degli altari il Servo di Dio Domenico Spadafora con il titolo di Beato.