Giuseppe Plumari (1770-1851)
L’Arciprete Giuseppe Plumari, storico municipale, ma anche uomo di chiesa e di cultura, è l’autore di una storia manoscritta che costituisce la fonte più documentata sul passato di Randazzo, in quanto egli poté accedere a tutte i documenti, carte e diplomi allora esistenti. Nacque a randazzo il 17 agosto 1770, compì i primi studi in patria, dai Basiliani, e poi al Seminario di Messina, dove si laureò in Teologia e Diritto. Fu ordinato sacerdote nel 1795.
Dopo un tirocinio a Palermo, tornò a Randazzo, come Canonico della Collegiata di S.Maria. Nel 1814 vinse il concorso per Arciprete, ma la nomina gli fu contestata da un altro concorrente. Trasferitosi a Palermo dal 1815 al 1816, per seguire la causa (che poi vinse), ebbe modo di frequentare archivi e biblioteche, e di approfondire i suoi studi storici.
Di ritorno in patria, si dedicò alla vita parrocchiale, e fu apprezzato per le sue doti di oratore. Ma per una serie di vicissitudini, riuscì soltanto nel 1839 ad assumere i pieni poteri e quella dignità, che la sua carica comportava. Si fece anche promotore dell’idea di fare di Randazzo sede di un vescovado (la città, infatti, fino al 1872, rientrava nella Diocesi di Messina), benché poi prevalse la candidatura di Acireale. Morì il 1° ottobre 1851. La numerosa bibliografia pervenutaci, testimonia un impegno pastorale e culturale intenso e continuo. È del 1821 l’Omelia nel giorno natalizio ed onomastico del Re Ferdinando I, del 1822 la Felicità dei popoli sotto la Religione Cristiana e sotto il Governo Monarchico, e la Infelicità dei popoli sotto le segrete società tendenti a distruggere la Religione e il trono. Scrisse un’Orazione funebre in morte di Ferdinando I (1825). Altri scritti furono le Ragioni in difesa del diritto dell’Arciprete di Randazzo (1813), Sulla elezione dell’Amministrazione dell’Opera De Quatris, fatta dai parrocchiani di S. Maria ai quali s’appartiene (1815), un’Allocuzione in difesa dei beni ecclesiastici appartenenti alla Collegiata di S. Maria, altri gliene sono stati attribuiti. Ma la mole più cospicua è costituita dagli scritti storici. La Storia di Randazzo fu scritta in varie stesure, ne esiste un condensato del 1834 presso la Biblioteca Zelantea di Acireale. L’edizione definitiva Storia di Randazzo trattata in seno ad alcuni cenni della Storia Generale di Sicilia, in 2 volumi, iniziata nel 1847 e conclusa nel 1851, l’anno stesso della morte, fu contestata da un altro storico dell’epoca, l’Abate Paolo Vagliasindi, per la teoria della pentapoli chePlumari vi espresse, e secondo la quale Randazzo sarebbe stata originata dalla fusione di cinque città, Tiracia, Alesa, Triocala, Tissa e Demena. Il manoscritto è corredato anche da disegni e schizzi, di sua mano.Altre opere sono il Codice diplomatico, la Storia delle famiglie nobili di Randazzo, la Storia dei personaggi illustri di Randazzo che fiorirono per fama di santità, concepita come un terzo volume della Storia. (M.D.)